Intervista a Fabrizio Modina, curatore della mostra “Guerre Stellari – Play”

9 Mar 2017 - Interviste, Magazine

Avete presente il classico nerd appassionato di fantascienza e giocattoli con gli occhiali spessi e la T-Shirt slavata con sopra stampata qualche battuta incomprensibile sul gatto di Schrodinger? Ecco, Fabrizio Modina, curatore della mostra Guerre Stellari – Play, è esattamente il contrario: barba curata, eleganza contemporanea e un taglio di capelli impeccabile. Ci accoglie mentre la mostra è ancora in allestimento. Non solo sovrintende, ma cura – nel vero senso del termine – ogni singola vetrina, dispone ogni singola action figure.

È un ospite gentilissimo e, con una voce salda e chiara, ci dice che preferisce essere definito “curatore” anziché “collezionista”, ma che, ormai, si presenta come Studioso di Mitologia Contemporanea. E ha ragione, perché Guerre Stellari è un vero e proprio mito POP che, in 40 anni, ha coinvolto tre generazioni.

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Ecco cosa ci ha raccontato Fabrizio Modina, collezionista di prima forza e curatore della mostra “Guerre Stellari – Play”.

La prima domanda è di ordine anagrafico e ci serve a capire come sia nata una passione così forte.

Porto Antico di Genova: Hai avuto la fortuna di vedere “Guerre Stellari” al cinema?

Fabrizio Modina: “No, la prima volta non l’ho visto al cinema. Dopotutto, nel 1977 avevo solo 7 anni. L’imprinting è stato televisivo. Ricordo molto bene che Guerre Stellari arrivò in TV quando Il ritorno dello Jedi era nelle sale, nel 1983: me ne sono innamorato a prima vista.”

PA: In famiglia sei stato spinto verso la fantascienza?

Fabrizio Modina: “Assolutamente no.”

PA: Ti ricordi il primo action figure che hai posseduto?

Fabrizio Modina: “È la prima volta che mi fanno questa domanda. Nel 1983 stavano uscendo le action figure del Ritorno dello Jedi. Ricordo di aver avuto da subito il Millenniun Falcon e altre grandi astronavi, ma non ricordo quale sia stato il primo personaggio. Ora che ne parlo, ho un ricordo ancora precedente: un piccolo X-Wing in metallo, regalatomi da un nonno. Non comprendevo bene cosa fosse e non l’avevo particolarmente apprezzato: all’epoca ero attratto dai robot giapponesi o dai fumetti americani.”

PA: in mostra ci sono più di 1.200 pezzi. Con qualcuno di questi hai realmente giocato?

Fabrizio Modina: “Certamente. Molti sono ‘giocati’, vissuti. Poi ho ampiamente integrato la mia prima collezione. All’inzio ero più geloso dei miei pezzi, ma oggi colleziono ed espongo soprattutto per salvaguardare un’epoca e condividerla con più persone possibili.”

PA: Se potessi scegliere, coerentemente con la finzione narrativa, di che colore sarebbe la tua spada laser?

Fabrizio Modina: “Domanda interessante, anche perché è una scelta che è stata concessa solo a Samuel L. Jackson (Mace Windu). Io la vorrei blu cobalto, visto che non c’è. Le lightsaber solitamente sono verdi, azzurre o rosse. Anche se, come curiosità, posso aggiungere che ci sono alcune action figure che hanno la spada gialla: Luke Skywalker della Kenner, ad esempio.”

PA: Il pezzo più prezioso, economicamente parlando?

Fabrizio Modina: “Nella mostra che vedete qui a Genova, il pezzo più prezioso è sicuramente il Jawa con il cappottino di plastica, il cosiddétto vinyl cape.”

PA: Il pezzo più prezioso, emotivamente parlando?

Fabrizio Modina: “Qui non ho dubbi. Sicuramente la bambola di Padmé Amidala in ceramica che tirerò fuori dal suo baule poco prima dell’apertura al pubblico. È un oggetto che ho inseguito per anni e che sono riuscito ad avere solo recentemente. Poi mi direte, ma secondo me è una cosa veramente molto, molto bella.”

PA: Come è cambiato il merchandising dopo l’uscita di Guerre Stellari?

Fabrizio Modina:Guerre Stellari ha cambiato tutto. Il mondo del cinema, il concetto di merchandising e di licensing. Per questo tengo molto al mio ruolo di curatore e lo preferisco a quello di collezionista. In tutte le mostre che gestisco e propongo, c’è un approccio scientifico e culturale. In questo caso, Guerre Stellari – Play parla di un unico “universo narrativo” – non di fantascienza, in generale – e, quindi, bisogna mostrare tutta la cultura che sta dietro a questa cinematografia. Il visitatore, quindi, troverà molti aneddoti ma, soprattutto, potrà apprezzare una quantità di informazioni su come arte, design, scienza, tecnologia abbiano contribuito al successo della saga.”

PA: Dopo 40 anni possiamo considerare Guerre Stellari come parte importante della cultura popolare?

Fabrizio Modina:Star Wars è andata oltre sé stessa. È andata addirittura oltre ai suoi stessi proprietari, diventando un fenomeno culturale e sociale. Oggi, ognuno ci vede qualcosa di diverso e dà il proprio contribuito. Ci sono migliaia di designer, fan, appassionati che immaginano prodotti, oggetti, disegni. Basta fare una banale ricerca su Pinterest per capirne il volume. Quindi, indipendentemente dalla questione dei diritti – assolutamente lecita e doverosa – c’è un’apertura verso il mondo che non si può arrestare. Guerre Stellari è un vaso che si è aperto e non si può chiudere: bisogna solo saperne fare il giusto utilizzo.”

PA: Star Wars può essere considerata una delle opere di fantasia multi-autore tra le più ampie della storia dell’uomo?

Fabrizio Modina: “Potrebbe essere. A me viene in mente anche Il Signore degli Anelli per cui J. R. R. Tolkien ha creato un calendario, una storia, degli alfabeti, delle lingue, una cosmogonia. E lo ha fatto da solo!”

PA: Ora che l’universo di Guerre Stellari si sta espandendo in tutti i media e in diversi filoni narrativi (Spin-off, Serie TV, expanded universe) proverai comunque a collezionare tutto?

Fabrizio Modina: “Non mi fermerò: mi sembra giusto continuare a collezionare, almeno finché durerà l’amore. Anche ora, proprio qui alla mostra di Genova, stanno arrivando nuovi pezzi che ho ordinato: sono di Rogue One.”

PA: È vero che “Nerd is the new chic”?

Fabrizio Modina: “Guerre Stellari ha travalicato la nicchia dei Nerd/Fantascienza per diventare di dominio pubblico. È vero che quelli che sono stati bambini negli anni ’70, oggi sono al comando: sono loro i nuovi produttori di contenuti e – quindi – è ovvio che narrazioni come Guerre Stellari siano fermamente impresse nel loro di DNA e siano passate da nicchia a mainstream. Però, il rischio di revival, prequel, sequel e reboot è che si arrivi a non avere idee nuove. Oggi pochi propongono. È tutto molto reverenziale. C’è una crisi creativa importante. Ogni prodotto deve incontrare il pubblico, deve garantire un ritorno e si lavora esclusivamente per questo. Ricordiamoci che Guerre Stellari è nato dall’idea di un regista; oggi, Star Wars è un brand mondiale: sono cose molto diverse.”

PA: Ci sono narrazioni attuali che hanno la forza di diventare mitologia contemporanea?

Fabrizio Modina: “Tutto è possibile. Certe religioni diventano fumetti: noi leggiamo Thor, ma Thor, fino a qualche secolo, fa era religione. Bisogna veramente rivalutare ciò che è sacro e ciò profano, sapendo che tutto si trasforma. Narrazioni attuali con la potenza di Star Wars? Io credo che Harry Potter sia stata l’ultima grande idea. J. K. Rowling ha messo nel calderone una serie di cliché per creare qualcosa di nuovo e estremamente british: si merita tutto il successo che ha avuto. Dopo Harry Potter è difficile individuare qualcosa di così importante, negli ultimi vent’anni.”

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