I Terrazzi di Marmo

26 Giu 2014 - Cultura, Magazine, Storia

Una passeggiata nella storia.

In cima alla scala che porta alla Sala Maestrale c’è una gigantografia di dieci metri per quattro, che riproduce un quadro di Carlo Bossoli, pittore svizzero naturalizzato italiano del primi dell’800: “Il porto di Genova dai Terrazzi di marmo”, datato intorno al 1850. Tutti si fermano a studiarla, i Genovesi cercando di rintracciare punti di riferimento attuali, i foresti affascinati dalla bellissima scenografia e perplessi per la sua sparizione.

I Terrazzi, lunghi oltre 400 metri e larghi 13, erano stati costruiti dall’architetto Ignazio Gardella nel 1835 tra la darsena e Piazza Caricamento, dove ancora prima si trovavano le Muragliette con il cammino di ronda, e dove adesso c’è la strada Sopraelevata vituperata da molti. Anche questa struttura, come in precedenza le mura, costituiva una netta barriera tra il porto e la città.

Dall’alto sul porto.

Per la costruzione non si erano lesinati i materiali pregiati, perché all’epoca nell’attuale centro storico abitava ancora un ceto abbiente, che amava fare lo struscio nelle vie più à la page, ostentando il proprio stato sociale. Infatti, nel quadro si vedono signore in abito lungo e cappello, al braccio di eleganti signori in abito scuro, che passeggiano godendosi la vista del Porto Vecchio, esattamente dove adesso scorre una teoria di automobilisti che per una manciata di secondi scorrendo si beano del panorama.

Sotto la passeggiata, sul lato verso la piazza, c’era un porticato con botteghe e magazzini delle merci scaricate dalle navi, ma sempre con un occhio di riguardo all’eccellenza dello status locale: le attività di basso profilo, come quelle delle falegnamerie e delle osterie, erano state escluse dalla possibilità di fruire dei locali.

Altre prospettive.

L’altro lato delle Terrazze lo si può vedere in una fotografia seppiata del 1880, di Alfred Noack, un fotografo di Dresda accasatosi a Genova, che ci ha consegnato poetici scatti della città. Da quella parte la veduta è un po’ meno aggraziata, con un angolo secco che smorza la prospettiva, e il muro che incombe e spezza la bella continuità della palazzata di Sottoripa.

Per alcuni decenni le Terrazze furono la meta preferita per la gita domenicale della borghesia genovese, poi intorno al 1885 vennero demolite, per espandere i binari ferroviari sulle calate e ampliare lo spazio di Caricamento.

 

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