Genova: la città di Giano

9 Mag 2017 - Cultura, Curiosità, Magazine

– Genova.
– Genèva?
– No: Genèva is in Switzerland. Gènova: Italy!
– OK: Genòva!
– (Vabbè…)

Questo scambio di battute è accaduto non di rado in passato, nei B2B con i buyer d’oltreoceano. Ma è aneddoto ancora recente quello del relatore proveniente dagli U.S.A. e atteso al nostro Centro Congressi nel Porto Antico di Genova. Per un errore della sua agenzia viaggi si è trovato invece ad atterrare, con non poco sconcerto, per l’appunto a Ginevra.

D’altro canto molti linguisti concordano nel ritenere gli antichi Genua e Genaua (da cui Ginevra) varianti dello stesso nome.

A passeggio nella storia.

Voi, invece, siete approdati senza disagi sul suolo genovese per un congresso ai Magazzini del Cotone. Vi ritagliate giustamente una pausa dai lavori per muovere alla conquista di questa fantastica città. Chissà che tra le tante curiosità che vi solleticano non ci sia anche quella dell’origine del nome?

Bene, in tal caso vi diamo qui un po’ di alternative.

Dalla radice indoeuropea geneu- “ginocchio” oppure genu- “bocca”. Attenzione, perché per taluni il riferimento all’incavo del ginocchio descriverebbe l’insenatura del Porto Vecchio. Che è il Porto Antico dove state passeggiando adesso voi, usciti dalle sale convegni del Centro Congressi.

Qui prima di voi, hanno posato il piede Cartaginesi, Fenici, Etruschi, Greci…

Vi sentite un po’ parte della storia, adesso?

Giano bifronte.

Il significato di “bocca”, invece, si riferirebbe alla foce del torrente dove pare sia sorto il primo insediamento. Su questa interpretazione, che si ritrova nel celtico-ligure Genaua (eccola qua, la nostra Ginevra!) con la connotazione di porto fluviale, puntano autorevoli archeologi, protostorici, glottologi.

Ma facciamo adesso un salto temporale fino al Medioevo, quando il toponimo venne alterato in Janua. In latino significava porta di ingresso, passaggio, e ben descriveva la posizione strategica di Genova per i commerci dalla Pianura Padana sino alla via del mare.

Ecco, ora arriviamo alla parte più romanzata. Da qui si dipanano due leggende. Quella che riconduce Janua al nome dell’eroe troiano JanusGiano – in fuga da Troia con Enea. Qui approdato, fondò un presidio sul colle sovrastante l’approdo del Mandraccio, nel Vecchio Porto. Che è là in fondo dove adesso vedete i palmizi e i giochi dei bambini.

L’altra leggenda lo deriva dall’omonimo dio romano. Mica un dio qualunque: presiedeva infatti a tutti gli inizi e i passaggi, materiali e immateriali. Le porte, dunque, ma pure l’inizio di ogni cosa: vita, mondo, genere umano.

Ora che siete perfettamente edotti in materia di etimologia, forse vi farà piacere andare sulle tracce del nostro testimonial.

La rocca di Giano.

Fatevi allora una passeggiata nel quartiere di Sarzano, una delle più belle zone del Centro Storico. Ci arrivate facilmente risalendo Via San Lorenzo (intanto vi fermerete verso la metà per ammirare la Cattedrale, che è uno dei pezzi forti dell’architettura cittadina). Quando arrivate in cima, sotto le imponenti Torri di Porta Soprana, prendete a destra, per Via di Ravecca. Percorretela con calma per gustarvi l’atmosfera vivace, scorrendo tra le numerose trattorie, le tipicità gastronomiche e le nuove tendenze alimentari.

Usciti dal caruggio (vicolo) c’è una bella struttura in ferro battuto, che ospita un pittoresco mercatino all’aperto: merita una sosta e magari un assaggio. Subito dopo vedrete un tempietto esagonale del 1600, che tra le colonne racchiude un pozzo. Sotto si trova una delle antiche cisterne che costellavano il sottosuolo cittadino. Siete arrivati in Piazza Sarzano, da Arx Giani: rocca di Giano.

Alzate gli occhi e lo vedete: dalla cima del tempio, il nostro Giano con una faccia tiene d’occhio il mare, con l’altra controlla i monti.

Due volti speculari come l’insenatura naturale identificata dagli storici come Seno di Giano: il primitivo approdo del Mandraccio di cui vi abbiamo detto prima. Ed ecco che siamo ritornati al Porto Antico! Vi ci ritroverete difatti scendendo, con un’altra piacevolissima passeggiata.

Janus, Zena & Special Guest.

Ma i simbolismi non finiscono qui! Con una faccia Giano guarda il futuro, con l’altra il passato. Come a dire che Genova è proiettata in avanti, ma non dimentica tradizione e storia.

Città di contrasti. Ardua da penetrare, ma generosa a mano a mano che si svela. Tepori invernali e raffiche di vento tagliente da un giorno all’altro. Focaccia e violette candite. Chiaroscuro: addentratevi nell’ombra dei vicoli e alzate lo sguardo fin quasi ai tetti per trovare la luce e l’altra metà dello scenario.

Giocando su nessi e assonanze ma soprattutto proprio sui contrasti, si declina la poesia dedicata a Genova che chiude questo post. Abbiamo chiesto al Professor Chris Thomson (*) Inglese qui trapiantato per alcuni anni, di surrogarci le impressioni di uno straniero al contatto con la nostra città.

Eccole: sono alcuni momenti fissati in immagini. Cercateci epifanie joyciane se vi piace…

Raccontano di una discesa in aereo su Genova (Zena in dialetto), e delle impressioni che seguono, in un freddo giorno di Gennaio (Zenà. E ricordate che questo mese proprio a Giano deve il suo nome!).

Dall’alta quota giù sino al suolo. Il vento gelido intorno e il caldo confortante ritrovato all’interno di un guanto. I supporti tecnologici e quelli in fibra organica. La casa e l’altrove, dove l’altrove può significare anche casa…

Janus

The descent to Genoa starts from
thirty-seven thousand feet
which a dial somewhere doubtless
shows as a steady hike in temperature,
the needle or digits rising.

Later, in the sharp January wind and light
having paused on my walk to phone home
I put my right-hand glove back on
and my fingers register warmth,
a few moments’ sunlight in the wool.

(La discesa per Genova si incomincia/da un’altitudine di dieci mila metri/indicata, da qualche parte/su un quadrante come un aumento nella temperatura,/un ago o le cifre crescenti.// Piu tardi, nel vento e nella luce tagliente di gennaio/fermatomi nella mia passeggiata per telefonare a casa/rimetto il mio guanto di destra/e registrano il calore le dita,/il bagliore del sole ancora nella lana.)

(*) Consultant specialising in quality improvement and organisational culture, studi alla Oxford University e al Courtauld Institute. Una collaborazione di quattro anni con l’ateneo genovese.

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